venerdì 6 maggio 2016

Mirella Mazzeranghi, insieme a Paola Gassman e Paola Roman, da stasera al San Babila



Da stasera al Teatro San Babila “La vita non è un film di Doris Day” di Mino Bellei, con la regia di Claudio Bellanti con Paola Gassman, Mirella Mazzeranghi e Paola Roman.






Alla vigilia del debutto milanese, l’attrice MIRELLA MAZZERANGHI racconta come lo spettacolo già nella stagione 2014-2015 ha ottenuto un grande successo, poiché tratta in modo leggero un tema drammatico come la solitudine di tre donne settantenni abituate a incontrarsi nel giorno di Natale finché decidono di dirsi, una volta per tutte, con sincerità quello che pensano l’una dell’altra. Spiega la Mazzeranghi: «Il mio personaggio è Angelina, descritta dall’autore come la più stupida delle tre, quella che sembra la più remissiva, la più mite, ma nel momento centrale della commedia tirerà fuori gli artigli e si saprà difendere quando le tre protagoniste in questo Natale affronteranno tutte le situazioni rimaste in sospeso e taciute precedentemente. In questo modo le tre donne rivelano i loro veri caratteri e soprattutto Angelina mostra il suo vero carattere, difendendosi dalle altre due.»

MIRELLA MAZZERANGHI, diplomata allo Studio di Arti Sceniche di Alessandro Fersen, ha anche studiato con artisti internazionali -  Benno Besson (regia-recitazione), Daniela Boensh (teatro-danza), Dominique Dupuy (teatro-danza), Gabriella Bartolomei (voce), Roy Art- Pantheatre (acting coreography theatre singing) – insegna ora recitazione.  Ai giovani che vogliono lavorare in teatro consiglia: «non bisogna demordere, perché non è facile, affermarsi in teatro, bisogna studiare molto perché non ci si improvvisa, si può avere del talento, ma bisogna coltivarlo, perché non si evolve da solo. Inoltre l’aspirazione dell’attore è di misurarsi sempre in nuove attività che completino la sua formazione. Io ho iniziato alla scuola di Alessandro Fersen, poi ho studiato anche il teatro classico, ho lavorato con un gruppo coreografico: non è necessario che  l’attore sappia fare tutto, ma deve arricchire il proprio lavoro e la propria professione con diverse componenti. Io non insegno ai miei allievi un metodo, ma il mio metodo, frutto della mia esperienza, unire varie discipline. Inoltre è importante accettare le sfide, quando mi propongono qualcosa di stimolante lo accetto come per  “Le allegre comari di Windsor” in cui dovevo interpretare un carattere, differente dai miei ruoli consueti, ma se hai un regista che ti aiuta nella comprensione del ruolo, puoi vincere anche la sfida più difficile!» Ar.C.
Guarda il  TRAILER   La vita non è un film di Doris Day

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